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Tor Art clona i fregi del Partenone

LA NAZIONE

03/11/2022

È stato realizzato dai robot della TorArt il frammento del fregio del Partenone esposto martedì sera al Freud Museum di Londra. Nello specifico si tratta del ‘Cavallo di Selene’, un perfetto clone che riproduce in tutto il suo splendore il frammento del Partenone esposto al British. Per realizzarlo è stato necessaria un’operazione da agenti segreti, con infiltrati nel museo che hanno catturato con cellulari e tablet le immagini e i particolari del frammento.

Le immagini acquisiste sono servite per comandare i robot dell’azienda apuana, che si è occupata della riproduzione. L’installazione presentata nella casa-museo di Hampstead, precederà due mostre che il prossimo anno esploreranno la figura di Sigmund Freud: una come collezionista di antichità e una sulla personale esplorazione dell’Acropoli nel 1904. Il clone del cavallo di Selene nasce da una storia curiosa. L’Institute of Digital Archaeology l’aveva offerta al British, ma il museo l’ha rifiutata, così questa organizzazione fondata dall’americano Roger Michel ha deciso di esporre al Freud Museum di Londra la versione in marmo pentelico di uno dei rilievi clonato a Carrara. TorArt, l’azienda high tech di Carrara non è nuova a queste riproduzioni, infatti, sempre per conto dell’Ida, ha riprodotto l’arco di Palmira distrutto nel 2015 dall’Isis. Per il cavallo di Selene Tor Art si è basata sulle scannerizzazioni 3D realizzate al British dall’Institute of Digital Archaeology. Il museo britannico però non aveva autorizzato a effettuare le scannerizzazioni, e così novelli 007 Michel e una sua collaboratrice sono andati avanti ugualmente con la complicità degli addetti alla sorveglianza delle gallerie, che hanno ripreso il frammento con Ipad e Iphone di ultima generazione. E adesso si parla di una nuova tappa, ma stavolta al Louvre con la metopa del combattimento tra Centauri e Lapiti, anche questa realizzata nella sede della TorArt a Carrara. Reclamati dalla Grecia, i fregi del Partenone sono al British Museum dal 1817. Per il Freud Museum, l’ingresso nella disputa non è priva di significato, non a caso sulla sua pagina web si legge: "La custodia da parte della Gran Bretagna dei rilievi incarna una storia psicologicamente complessa di ossessione, possesso e assimilazione che finora non ha trovato soluzione. Forse queste copie perfette offriranno una via d’uscita?". I marmi furono smontati e portati in Gran Bretagna, con la scusa di salvarli dalla distruzione, da un nobile scozzese, l’allora inviato alla corte di Costantinopoli Thomas Bruce, settimo conte di Elgin. La Grecia da anni ne reclama la restituzione e, secondo Michel, le trattative stanno facendo passi avanti: "Un’intesa ragionevole è in discussione e il negoziato va avanti con l’idea di chiudere prima delle elezioni greche nel 2023 – ha detto il direttore dell’Ida al giornale ‘The National’–. La verità è che il British dovrà restituire un sacco di cose – ed è bello pensare che una disputa che fa avanti da 200 anni possa esser risolta con l’aiuto della tecnologia".


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