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CASE HISTORY - ROBOTOR: IL ROBOT SCULTORE CHE PLASMA IL MARMO DI CARRARA!

HSD MECHATRONICS

CASE HISTORY - ROBOTOR: IL ROBOT SCULTORE CHE PLASMA IL MARMO DI CARRARA!
CAVE DI CARRARA - Abbiamo incontrato, nel cuore delle Cave, Filippo Tincolini e Giacomo Massari i due co-fondatori di TorArt e Robotor che hanno dato vita ad una nuova era della scultura tramutano le loro idee creative in oggetti di design e produzioni importanti attraverso le nostre tecnologie.
"Abbiamo creduto da subito alla possibilità di unire tradizione ed innovazione, rendendo TorArt un laboratorio artistico basato sulle più innovative tecniche digitali, legando il rispetto per il lavoro tradizionale (fatto a mano) alla passione per l'innovazione, grazie all'utilizzo delle tecnologie più avanzate" sono queste le parole dei due fondatori Filippo Tincolini e Giacomo Massari che continua dicendo "Il nostro mestiere consiste nel riuscire a rendere realtà il lavoro degli artisti e soddisfare le richieste di maestri contemporanei di fama mondiale come Barry x Ball, Jeff Koons, Francesco Vezzoli, Vanessa Beecroft, Giuseppe Penone, Maurizio Cattelan, Zaha Hadid, Jimmie Durham e poter eseguire progetti di archeologia digitale e recupero del patrimonio artistico come il Nuovo Arco Trionfale di Palmyra, opere di Canova, Michelangelo, Thorvaldsen, questi progetti hanno avviato nel tempo un processo di miglioramento delle performance dei robot utilizzati che ha portato alla nascita di ROBOTOR".

Oggi la mission di ROBOTOR consiste nel consegnare all’uomo una soluzione tecnologica automatizzata che semplifichi il processo produttivo delegando al robot la lavorazione della pietra. Una nuova era non più fatta di soli scalpelli e polvere, ma di scansioni e nuvole di punti in cui la tecnologia di ROBOTOR aggiunge valore al processo, risparmiando all'artista i lavori più usuranti, rischiosi e pericolosi.

I nostri punti di forza sono trasformare il pensiero degli artisti con estrema precisione ed accuratezza riducendo drasticamente i tempi di realizzazione" sostiene Giacomo e continua "Il nostro lavoro durante gli anni ha avuto visibilità in due particolari momenti, uno nel 2016 quando abbiamo fatto la replica dell’arco di Palmira che fu distrutto dall’ISIS e venne ricostruito in sole 5 settimane grazie alla nostra tecnologia e da una scansione tridimensionale siamo riusciti a ricostruire in scala da 1 a 3 l'arco, 20 tonnellate di marmo lavorato, e questo lavoro è stato il simbolo della forza della tecnologia a servizio dell'uomo contro le barbarie e le ingiustizie della guerra. L'arco ha girato il mondo è stato Trafalgar Square, New York, Londra, Ginevra ed è stato molto importante per noi.

L'altro momento è quest'anno quando il New York Times ha parlato di noi, dedicandoci la prima pagina della versione cartacea ed un articolo on line sul quale si solleva la questione sulla reale paternità delle opere d'arte se sono i robot che scolpiscono meglio degli artisti, come Michelangelo, o se realmente gli artisti contemporanei applicano la loro impronta a queste opere d'arte, è stato un momento di discussione molto importante che non ha indebolito, ma anzi ha rafforzato il concetto di quanto la tecnologia sia importante in questo momento nel nostro mestiere."

"ROBOTOR nasce da un’idea straordinaria: delegare a un’intelligenza artificiale il compito di gestire le fasi di lavorazione del robot!" interviene Filippo mentre guarda il robot attrezzato con l'elettromandrino ES748 di HSD che magistralmente lavora una statua che raffigura una bambina "Quello che vedete è sicuramente l'impianto più performante che abbiamo realizzato, Both One, che racchiude forza e precisione. E' strutturato per sostenere grandi pesi, la tavola sorregge fino a 35 tonnellate, ha la possibilità di lavorare sculture fino a 3,5 metri di altezza.

Il sistema è composto da un braccio meccanico che utilizza una gamma di elettromandrini HSD di varie dimensioni e capacità, con cambio utensile automatico, adatti alla fresatura CNC di vari materiali. Il braccio sfrutta al meglio le aree di movimento occupando il minor spazio possibile ed è dotato di dispositivi speciali progettati per lavorare in condizioni estreme. Il braccio è montato su di una base multifunzionale ispirata ai moduli lunari in cui gli spazi e le varie componenti elettriche e idrauliche sono organizzate e ottimizzate in modo sicuro e altamente protetto. Il cuore pulsante dei nostri impianti rimane il software completamente pensato per fare scultura e progetti molto complessi che anche un programmatore esperto fatica a strutturare. E' una sorta di intelligenza artificiale che risiede in Cloud, quindi non localmente, ma in rete e gestisce completamente tutte le istruzioni di cui l'impianto ha bisogno per realizzare la scultura. Gli diamo come indicazioni il blocco, il modello e gli utensili e questa applicazione genera dei percorsi sicuri, simulandoli e inviandoli poi al quadro per essere eseguite dal robot in completa autonomia senza bisogno di esperienze nella configurazione degli antropomorfi.”

“In questo progetto”, afferma Filippo, ”abbiamo due partner strategici Kuka ed HSD perché lì consideriamo leader nel loro settore, Kuka negli antropomorfi ed HSD negli elettromandrini. Sposare queste due famiglie ci permette di essere sereni sotto l'aspetto del prodotto, del supporto, dell'assistenza e anche nello sviluppo dei nuovi robot che abbiamo in mente di mettere nel mercato.”

“Nostro obiettivo – ricorda Giacomo Massari – è andare oltre! Andare oltre per non dare limiti all’artista e rendere fattibile, grazie alla tecnologia, quello che sembra impossibile realizzare ma, andare oltre, anche per rendere accessibile a tutti le nostre soluzioni” conclude poi Giacomo "Il robot scultore è realtà, il robot artista non esisterà mai!".

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